Casa di Foglie – Mark Z. Danielewski: una recensione

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Poco è il conforto 
per coloro che soffrono
quando i pensieri vagano
e le pareti cambiano
e questo nostro grande mondo blu
sembra una casa di foglie
un attimo prima del vento
.
Casa di foglie – Mark Z. Danielewski

Protagonista di questa nuova puntata è un libro tanto bello quanto complesso: Casa di Foglie di Mark Z. Danielewski. Uscito originariamente nel 2000, questo libro è diventato nel giro di poco tempo un oggetto di culto in grado di raccogliere attorno a sé una ristretta cerchia di adepti ma molto ben affezionati. Già, ristretta. Questo perché Casa di foglie è stato un libro introvabile per moltissimi anni fino a quando, nel 2019, è uscita una nuova edizione a cura di 66thand2nd che ha dato nuova vita al romanzo. 

Indice

Casa di Foglie: la trama

La trama è tanto semplice che quasi ci si chiede: come ha fatto l’autore a riempire 700 pagine con queste premesse? 

La situazione si apre con il ritrovamento di un manoscritto a casa di un anziano signore appena morto, tale Zampanò, da parte di un ragazzo – Johnny Truant – che lavora come tatuatore (anzi, come infila aghi) in un tattoo studio di Los Angeles. 

Il manoscritto, intitolato La versione di Navidson – racconta di un fotografo vincitore del premio Pulitzer che si ritrova a dover affrontare una casa in apparenza stregata. L’elemento occulto in questo edificio è una porta comparsa dal nulla e che, al posto che portarti all’esterno della casa, si apre su un lungo corridoio buio che nasconde una complessa architettura del terrore

In questo romanzo, dunque, ci troviamo ad affrontare parallelamente tre trame: quella di Will Navidson, protagonista della storia, quella di Zampanò – attraverso il suo manoscritto e le note – e quella di Johnny, grazie ai suoi lunghi commenti che intervallano la narrazione principale dandoci uno spaccato sulla vita del ragazzo.  

La recensione: cosa aspettarsi da Casa di foglie

Casa di Foglie - Il libro
Casa di foglie – Fonte: il Post

Ammetto di aver acquistato il libro dopo averlo aperto per la prima volta in libreria. Casa di foglie attira a sé il lettore curioso fin dalla primissima rapida sfogliata: quello che cattura l’attenzione è certamente l’impaginazione non convenzionale del testo che ricorda i calligrammi.

Proprio grazie a questa sua particolarissima impostazione, Casa di foglie è stato classificato come uno dei capisaldi della letteratura ergodica (etimologia: il termine deriva dal greco ergṓdēs che significa “laborioso”, “difficile”): Nella letteratura ergodica sforzi non superficiali sono richiesti per permettere al lettore di ‘attraversare’ il testo” [cit.]. E gli sforzi, per portare a termine questo mastodontico libro, non sono affatto pochi. 

casa di foglie calligrammi

Partiamo dal fatto che di questo testo sono state date molte definizioni, la più accreditata è sicuramente la classificazione come romanzo di genere horror. Ma la parola romanzo quando si parla di Casa di foglie fa storcere il naso, così come la gabbia dei generi letterari: questo è un libro che ha molto di più dell’horror, viaggia nel thriller psicologico fino a sfociare nella saggistica e nel documentario. 

Il libro alterna capitoli da divorare a parti in cui il filo della narrazione si interrompe per lasciare lo spazio a note culturali del vecchio Zampanò che ci prende per mano e ci accompagna alla conoscenza profonda di parole come eco e labirinto passando per elementi di etimologia, filologia, miti e leggende. Questi frammenti sono sicuramente complessi da seguire e, per alcuni, potrebbero essere un vero e proprio scoglio insormontabile. 

L’intento dell’autore, tuttavia, viene messo ben in chiaro sin dalle prime pagine attraverso le parole di Truant

È ovvio che la parte che va da “un velo di caffè” a “lutto il giornale del mattino” avrebbe potuto essere tagliata. Non ne avreste sentito la mancanza. E del resto neppure io. Ma ciò non toglie che non possa farlo. Sbarazzarmene, cioè. Il guadagno in termini di sintesi non compensa ciò che si perderebbe di Zampanò, il vecchio in persona, che ci appare un po’ più a fuoco proprio grazie a digressioni di questo tipo. 
[…] Per come la vedo io, se c’è qualcosa che trovate irritante, potete pure saltarla. Non me ne può fregare di meno di come leggete questa roba. Le digressioni restano, così come tutte le frasi ostiche e le parti più contorte. C’è troppo in ballo. Forse è la scelta sbagliata, ma fanculo, è la mia. 

La lettura è estremamente attiva: non sono pochi i passaggi in cui ci dobbiamo mettere alla ricerca di note che non si trovano per poi scoprire che sono girate a testa in giù o sono qualche pagina più avanti. Il libro va preso in mano, girato, rivoltato, vanno usati specchi per leggere e fogli per decifrare messaggi nascosti dietro a testi apparentemente senza senso. 

Il libro è un grande puzzle con pezzi che sembrano appartenere a disegni diversi ma poi arriva l’illuminazione e l’incastro riesce alla perfezione dando al lettore un quadro completo (e un intenso momento Eureka!). 

La lettura di Casa di foglie è un’esperienza non alla portata di tutti, non perché siano necessarie basi culturali elevate bensì perché richiede pazienza, forza di volontà, tenacia e un po’ di acume da Sherlock Holmes. La ricompensa? Un viaggio unico con dei colpi di scena mozzafiato

Vi lascio il wordcloud con le parole più ripetute all’interno del romanzo: credo sia un modo creativo per vedere quelli che sono gli elementi ricorrenti e maggiormente rilevanti della storia.

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L’autore: Mark Danielewski

Mark Danielewski nasce nel 1966 a New York. Non sono riuscita a trovare molte altre informazioni sulla sua vita, ciò che conta è che è diventato nel giro di 20 anni uno dei maggiori esponenti della letteratura ergodica. Casa di Foglie è certamente il suo romanzo più noto e più lodato (nonché la sua opera di esordio), ma nella sua produzione troviamo altri romanzi:

  • Only Revolutions
  • The Whalestoe Letters
  • La serie The Familiar

Frasi e citazioni di Casa di foglie

Perché vi possiate fare un’idea migliore della situazione, provate a fare così: concentratevi su queste parole, e qualunque cosa stiate facendo, non lasciate che i vostri occhi si allontanino dal perimetro della pagina. A questo punto immaginate che, appena oltre i confini della vostra visione periferica – potrebbe essere dietro di voi, o accanto a voi, perfino davanti a voi, ma comunque non potete vedere -, qualche cosa si avvicini a voi così discretamente che riuscite a sentirne solo il silenzio. Trovate quelle sacche senza suono. E’ lì. In questo preciso istante. Ma non alzate gli occhi. Continuate a fissare la pagina. Ora respirate profondamente. Forza, respirate ancora, più forte. Solo che questa volta, mentre iniziate a inspirare, provate a immaginare con quale velocità succederà, con quale forza si abbatterà su di voi, quante volte pianterà i denti nella vostra giugulare, o forse sono unghie? Non vi preoccupate, questo dettaglio preciso conta poco, perché prima che abbiate il tempo di rendervi conto che dovete muovervi, che dovete mettervi a correre, che dovete perlomeno alzare le braccia al cielo – e dovreste, ma sul serio, sbarazzarvi di questo libro -, non avrete neppure il tempo di gridare.


La diffusione del “Corridoio da cinque minuti e mezzo” sembra essere stata dovuta soltanto alla curiosità. Il film non è mai stato distribuito ufficialmente e dunque non è apparso in un festival del cinema o in un circuito commerciale. Copie in VHS erano invece passate di mano in mano, riducendosi a una serie di duplicazioni sempre più scadenti di un home video che mostra una casa bizzarra, con scarsissimi dettagli relativi ai suoi proprietari o all’autore stesso del filmato.


Terminerete il libro e tutto sarà uguale a prima, forse per un mese, forse per un anno, forse per parecchi, fino a quando non verrà il momento. Vi sentirete giù, o in crisi, o innamorati pazzi, o del tutto insicuri, o anche contenti per la prima volta nella vita. Non avrà importanza.
All’improvviso, al di là di ogni spiegazione ragionevole, vi renderete conto che le cose non sono come avevate sempre creduto che fossero. Per qualche ragione, non sarete più la persona che una volta credevate di essere.

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Pubblicato da Giulia Castagna

Giulia, content manager e writer, lettrice dall'età dei primi dada e baba.