Una cosa divertente che non farò mai più e le crociere da incubo

Una cosa divertente che non farò mai più - David Foster Wallace Recensione

Lo steward vi spiegherà che ogni membro dello staff Celebrity trae piacere dal compito di rendere la vostra crociera un’esperienza completamente libera da preoccupazioni e dal trattarvi come un ospite d’onore.
Una cosa divertente che non farò mai più

Una cosa divertente che non farò mai più (titolo originale: A Supposedly Fun Thing I’ll Never Do Again) è un reportage satirico di David Foster Wallace pubblicato nel 1997. In Italia è pubblicato da Minimum Fax con la traduzione a cura di Gabriella d’Angelo e Francesco Piccolo.

Visto che l’illustrazione di copertina è molto bella, mettiamo l’autore: Patrizio Marini (autore anche della prefazione).

Trama del reportage

Stati Uniti, 1997. David Foster Wallace viene inviato su una nave da crociera per un reportage dalla rivista Harper’s. Quello che segue è un reportage ironico-satirico su una vacanza extralusso ai Caraibi.

Una cosa divertente che non farò mai più è il racconto vero di uno squarcio di vita consumistica americana: tra cene di gala, personaggi grotteschi e avventure sulla terraferma, Wallace ci guida in quella che risulta essere una vera e propria avventura. Un po’ tipo Indiana Jones, solo a 5 stelle.

Ce la farà il nostro eroe a sopravvivere a una crociera di lusso? Non ne sarei così certa.

Recensione di Una cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace

Questo libro è strano. Sì, perché è un reportage quindi quello che leggi è visto dagli occhi dell’autore ma è comunque frutto di fatti realmente accaduti. La cosa particolare è che sembra in qualche modo una storia inventata da quanto, almeno in alcuni punti, tocca l’apice dell’assurdo.

Ma partiamo dall’inizio. Da tempo punto Infinite Jest di Wallace ma la sua mole mi ha sempre spaventata. Ho già preso una fregatura con quel mattone di 4321 di Paul Auster e non vorrei ripetere l’esperienza! Così, mi sono approcciata a questo che è un libricino (appena 151 pagine, come riporta la copertina).

Lo stile di scrittura è scorrevole: la prosa di Wallace è tagliente, asciutta, ironica e decisamente fantasiosa. Sembra quasi un bambino allo zoo che osserva gli animali: Wallace ha uno sguardo da caricaturista che deforma le persone accentuandone pregi e difetti (ma soprattutto i difetti).

Una delle caratteristiche portanti del libro è la presenza delle note dell’autore a piè di pagina che tagliano spesso la lettura per approfondire dettagli o raccontare retroscena secondari. Capita anche che le note abbiano delle note a loro volta. Il che rende il tutto un po’ caotico.

Confrontandomi con altre persone su questo libro – sì l’abbiamo letto al BookClub aziendale – abbiamo tutti segnalato il fastidio di dover interrompere continuamente il flusso di lettura per andare a recuperare i contenuti delle note.

Chi non ha letto il libro potrebbe pensare che le note siano secondarie o molto brevi. Ti dico solo che uno di questi approfondimenti arriva a tre facciate di stampa. Quindi no, non sono sempre brevi.

Tornando allo stile di scrittura, Wallace risulta molto simpatico e arguto: non si risparmia con le figure retoriche e ha il potere di trasformare tutto ciò che lo circonda in qualcosa di interessante e narrabile.

Quello che emerge da Una cosa divertente che non farò mai più è il ritratto di un’America consumistica che vive inseguendo il sogno dell’Hakuna Matata. Uno stile di vita in cui si include l’autore stesso:

C’è qualcosa di inequivocabilmente capronesco in un turista americano che si muove all’interno di un gruppo. Hanno una certa flemma avida. Anzi, abbiamo.

Una cosa divertente che non farò mai più – David Foster Wallace

Una parentesi sulla Shoah

Perché parlare del genocidio ebraico in un libro che si propone come reportage di una crociera extra lusso? Ottima domanda, me la sono posta anche io quando – durante la lettura – mi sono imbattuta in davvero tanti riferimenti alla Seconda Guerra Mondiale. Alcuni più espliciti, altri meno. Ecco qualche esempio:

Hanno consegnato a ciascuno una piccola tessera plastificata con un numero sopra. Il numero della mia tessera è il 7. Alcune delle persone sedute accanto mi chiedono “io che sono”, e immagino di dover rispondere “sono il 7”

Una cosa divertente che non farò mai più – David Foster Wallace

E ancora

Ognuno tiene ben stretta la sua tessera numerata neanche fossero i documenti d’identità al Checkpoint Charley. In quest’ansiosa attesa di massa c’è un clima da Ellis Island/pre-Auschwitz, ma è con disagio che faccio questa analogia.

Wallace costruisce l’immagine di un lusso apparente, come un albero di Natale decorato solo sulla parte che si vede ma che sul retro perde gli aghi. Denuncia l’illusione della libertà in un mondo capitalistico che ti annebbia la mente con l’obiettivo di portarti a consumare sempre di più.

La crociera diventa così un parco giochi per bambini adulti che vogliono scappare dalla propria vita non sapendo che stanno per infilarsi nell’ennesima trappola del sistema.

In conclusione

Una cosa divertente che non farò mai più è una lettura piacevole, probabilmente non il libro della vita, che fa riflettere sui meccanismi del consumismo che ancora oggi ci pervadono (anche se in modo più subdolo).

Nonostante il fastidio delle note a piè di pagina e un po’ di ripetitività delle situazioni e dei siparietti (soprattutto nella seconda metà), il libro è scorrevole e fa anche piacere leggerlo.

Voto: 🌕🌕🌕🌗🌑

L’autore: David Foster Wallace

David Foster Wallace nasce a Ithaca (New York, USA) il 21 febbraio 1962. Si laurea in letteratura inglese e filosofia ma, durante la specialistica ad Harvard è costretto a interrompere gli studi perché viene ricoverato in psichiatria.

Questo è solo l’inizio di un lungo cammino di fatiche che lo accompagnerà per tutta la vita.

Il suo primo romanzo è La scopa del sistema (titolo originale: The Broom of the System) pubblicato nel 1987 a soli 25 anni e vincitore del Whiting Award nella categoria “Narrativa”.

La sua carriera da scrittore prosegue con romanzi e raccolte di racconti, viene accolto dalla critica in modo molto positivo e il suo talento viene riconosciuto fin dalle prime opere. Segna il suo posto nella storia della letteratura con Infinite Jest, romanzo distopico pubblicato nel 1996 e inserito dal Times come uno dei 100 migliori romanzi inglesi del Novecento.

Nel 1997 pubblica Una cosa divertente che non farò mai più da cui verrà tratto un episodio dei Simpson del 2012 dal titolo “Una cosa divertente che Bart non farà mai più” in cui compare lo stesso Wallace.

La scena viene descritta all’interno del libro e Wallace racconta di essersi presentato alla cena di gala con una maglietta smoking perché aveva dimenticato di portare un completo elegante.

Dietro a questo successo, però, una profonda e forte depressione. Dopo aver abbandonato gli psicofarmaci a termine della terapia, il tracollo definitivo: Wallace si suicida il 12 settembre 2008 a soli 46 anni dopo aver corretto il manoscritto di Il re pallido.

Pubblicato da Giulia Castagna

Giulia, content manager e writer, lettrice dall'età dei primi dada e baba.