Quegli sconosciuti dei fratelli Grimm – Ep.1: Storia di uno che se ne andò in cerca della paura

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Vorrei imparare qualcosa; anzi, se fosse possibile, mi piacerebbe imparare a farmi venire la pelle d’oca; di questo non so proprio nulla.
Storia di uno che se ne andò in cerca della paura

Indice

Il progetto Fiabe dei Grimm

Le fiabe dei Grimm (Kinder und Hausmärchen) sono un classico evergreen di bambini e adulti pubblicato tra il 1812 e il 1815: chi non ha mai sentito parlare dei musicanti di Brema o, meglio ancora, di Biancaneve?

Ne sono state dette di ogni su questi due fratelli – Jacob e Wilhelm – che le loro fiabe erano cruente, che nascondevano significati mistici o massonici… Eppure, gira e rigira, dei Grimm conosciamo sempre le solite quattro storie che ormai ci escono dalle orecchie.

Ed è proprio qui che nasce la serie Quegli sconosciuti dei fratelli Grimm: un modo per raccontare le trame perdute, quelle che la tradizione e la cultura popolare non hanno trattenuto in modo così deciso, quelle che non si raccontano ai bambini e che rimangono sepolte in raccolte da geek. Apriamo dunque le danze con Storia di uno che se ne andò in cerca della paura.

Storia di uno che se ne andò in cerca della paura

Un uomo aveva due figli. Il minore aveva un tarlo da colmare, un desiderio fortissimo: scoprire cosa significa avere la pelle d’oca. Il clemente padre, vista l’inclinazione del figlio alla nullafacenza, lo caccia di casa con 50 scudi e il ragazzo parte alla ricerca della chiave che sveli l’arcano.

Durante il suo peregrinare, noi scopriamo che nulla è in grado di spaventarlo e di fargli sperimentare la tanto agognata pelle d’oca; lui scopre che un re è disposto a dare la propria figlia in moglie a chiunque superi tre notti in un castello maledetto.

Inutile dire (o forse no) che il nostro giovanotto supera brillantemente la missione e si aggiudica la scapolottina numero 3 [semicit.]. Tuttavia, questo tarlo della pelle d’oca non smette di rodergli la mente non senza fastidio da parte della nuova mogliettina. Come si risolve la questione? Semplice. Al posto di puntare sulla paura, si punta sul freddo: la governante, infatti, decide con la complicità della sposa di rovesciargli addosso un secchio di acqua gelata svelando, così, al ragazzo cosa significa avere la pelle d’oca.

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Il commento

Storia di uno che se ne andò in cerca della paura è un breve racconto assolutamente brillante. Si basa interamente sulla mancanza di pensiero laterale: tutti collegano la pelle d’oca ai brividi di terrore tentando invano di spaventare il protagonista. Chi riesce a risolvere il mistero? Una donna umile, la governante, che si distacca dal problema, lo osserva dalla giusta distanza, e imbocca una strada alternativa per raggiungere il risultato desiderato. Nella sua semplicità, trova la soluzione ad un problema apparentemente irrisolvibile.

Secondo lo schema di Propp, cerchiamo di scomporre la fiaba nei suoi personaggi principali. Delle otto funzioni, io ne ho individuate cinque, restano escluse: l’aiutante, il donatore e il falso eroe.

  • L’antagonista: Nella nostra storia abbiamo svariati antagonisti. Direi che il principale è il vecchio barbuto che appare durante la terza notte al castello.
  • Il mandante: Il padre del protagonista.
  • Il premio: La principessa e un sacco di ricchezze!
  • Il padre: Il re. Non dà direttamente l’incarico all’eroe nel nostro caso, tuttavia è lui che lancia la sfida a chiunque abbia tanto ardore da sfidare il castello incantato.
  • L’eroe: Il figlio minore.

Ma indaghiamo un po’ più a fondo nella pelle d’oca: scopriamo da dove nasce questo detto e il perché scientifico che scatena il fenomeno.

Perché si dice avere la pelle d’oca?

La risposta a questa domanda è allo stesso tempo inquietante e semplice: semplice perché, una volta che le si tolgono le piume, un’oca ha esattamente la pelle come quella umana in caso di freddo, quindi con tante piccole eruzioni cutanee (non sarà il termine più corretto, ma ci siamo capiti!); inquietante perché… beh… le si tolgono le piume.

Perché viene la pelle d’oca?

Per comprendere meglio il fenomeno della pelle d’oca – in gergo scientifico piloerezione (letteralmente erezione del pelo) dobbiamo fare un salto di migliaia di anni per arrivare all’origine dell’uomo secondo le teorie dell’evoluzione (quindi, amici, niente Eden per questa volta).

Prima di cerette, pinzette e rasoi, gli esseri umani erano delle felici scimmie ricoperte di pelo: in caso di freddo, avere i peli ritti permetteva di creare uno strato termoisolante ed evitare, così di disperdere calore; in caso di paura, invece, aveva come vantaggio quello di sembrare più grossi agli occhi del nemico (un esempio odierno di questo fenomeno sono i gatti).

In noi è rimasto questo istinto tramandato di generazione in generazione, ma di pelo… ne è rimasto ben poco!

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Storia d uno che se ne andò in cerca della paura – Fratelli Grimm

Cólto in Castagna: la mia copertina

Per questa copertina ho scelto di rappresentare il forziere. Durante la terza notte, infatti, il giovane viene portato davanti a tre forzieri: uno appartiene ai poveri, uno al re e uno è suo. Penso di poter affermare che sia una sorta di dote per elevarlo al giusto rango per poter sposare la figlia del re.

Insomma, va bene che ha rotto la maledizione del castello, ma non esageriamo con la gratitudine!

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Pubblicato da Giulia Castagna

Giulia, content manager e writer, lettrice dall'età dei primi dada e baba.