Le intermittenze della morte: una recensione a tutto tondo

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Il giorno seguente non morì nessuno. Il fatto, poiché assolutamente contrario alle norme della vita, causò negli spiriti un enorme turbamento, cosa del tutto giustificata […].
Le intermittenze della morte


Le intermittenze della morte (titolo originale As intermitências da morte) è un romanzo scritto da José Saramago nel 2005 e pubblicato in Italia prima da Einaudi e, successivamente, da Feltrinelli con la traduzione di Rita Desti.

Indice

Le intermittenze della morte: la trama

In un anno non ben precisato, in un luogo non noto, dalla notte del 31 dicembre il sogno di vita eterna da sempre rincorso dagli esseri umani si realizza: la morte va in vacanza. La gente smette di morire, anche chi è in condizioni disastrose: tutti sono appesi ad un delicato filo tra la vita e la morte in uno stato di quiescenza.

Inizia così un traffico di malati, una sorta di eutanasia: superando il confine della città, infatti, è possibile morire. In sostanza, i cittadini di questo luogo ignoto sono in una bolla di immortalità mentre nel resto del mondo la vita scorre come sempre.

Dopo sette mesi di sciopero, tuttavia, la morte interrompe il suo sonno e torna a fare il lavoro di sempre ma con una metodologia tutta nuova. Il piano di sorella morte corporale consiste nell’inviare una lettera dal colore viola al morituro per avvisarlo della sua imminente dipartita con un anticipo di ben sette giorni (sending The Ring vibes).

Tutto fila liscio, la gente torna a morire… ma, a un certo punto, una lettera viene rispedita al mittente. Sarà, dunque, compito della morte completare la missione di persona consegnando la missiva direttamente nelle mani del destinatario.

In un mondo che non si muore più… la recensione

Disclaimer: questo non è il primo libro di José Saramago che affronto nella mia vita. Il primissimo approccio con l’autore è stato attraverso la lettura di Cecità e ho poi approfondito leggendo anche Caino. Perché è necessario fare un disclaimer di questo tipo? Perché lo stile di scrittura di Saramago va digerito… e non è semplice farlo, soprattutto ad una prima lettura.

Cosa c’è da aspettarsi dal punto di vista stilistico, dunque? Cosa ci sarà mai di così complesso? Le regole di scrittura a cui siamo abituati vengono completamente scardinate: non abbiamo punto e virgola, non abbiamo due punti né punti di sospensione. Gli unici due segni di interpunzione sono la virgola e il punto. Fine.

Questo significa che narrazione e dialoghi si fondono in un unico afflato testuale senza particolari distinzioni se non un segnale inequivocabile: la maiuscola. Di seguito un esempio tratto dal romanzo.

Una volta conclusa questa conversazione intima, con tocchi di inusuale sincerità, il primo ministro diede istruzioni al capo di gabinetto per convocare tutti i membri del governo per una riunione della massima urgenza, Li voglio qui in tre quarti d’ora, alle dieci in punto, disse, dovremo discutere, approvare e avviare i palliativi necessari per attenuare i disordini e le baraonde d’ogni sorta che la nuova situazione inevitabilmente creerà nei prossimi giorni, Si riferisce alla quantità di persone defunte che bisognerà evacuare a brevissimo termine, signor primo ministro, Questa è ancora la cosa meno importante, mio caro […].

Le intermittenze della morte

Per tirare le somme: lo stile di scrittura rappresenta oggettivamente uno scoglio all’opera di José Saramago. Un ostacolo insormontabile? Ovviamente no, ma comprendo che possa turbare.

Passando alla trama: il romanzo potrebbe probabilmente essere lungo la metà di quello che è. Il primo 50% del libro viene dedicato alla trama descritta in apertura il che ti rovina un po’ la suspense: infondo, sai già quello che accadrà, poco viene lasciato all’inaspettato.

Il punto sicuramente interessante di questa prima parte, però, è sicuramente la reazione di Stato, Chiesa e cittadini all’assenza della morte e il successivo ritorno a essa. Speculazioni, magheggi non troppo trasparenti, mafie… tutti questi elementi entrano in gioco in un settore come quello funebre che – almeno nella nostra realtà – non vive mai crisi.

La seconda parte scorre veloce come il vento: DEVI sapere cosa accadrà, non puoi farne a meno. Accade tutto molto in fretta e, in men che non si dica, il libro è finito e tu hai il fiatone proprio come dopo una corsa.

Facendo un bilancio tra la prima e la seconda parte, direi che questo è un libro assolutamente godibile. Forse non uno dei migliori nell’opera di Saramago ma che comunque vale la pena leggere.

Di seguito il wordcloud de Le intermittenze della morte per conoscere l’opera attraverso le parole più utilizzate.

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L’autore: José Saramago

José Saramago nasce nel 1922 ad Azinhaga (Portogallo). C’è qualcosa che non ha fatto nella sua lunga vita? Probabilmente no: scrittore, giornalista, drammaturgo, poeta, critico letterario e traduttore portoghese, ha pure vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 1998 con la seguente motivazione:

Con parabole, sostenute dall’immaginazione, dalla compassione e dall’ironia ci permette continuamente di conoscere realtà difficili da interpretare.

José Saramago, Premio Nobel per la Letteratura, 1998

Non ebbe vita semplice, soprattutto durante il periodo della dittatura di Salazar in Portogallo: controcorrente rispetto al regime, ha rischiato più volte di farsi arrestare per i suoi pezzi giornalistici ed è stato molto spesso censurato per i suoi giudizi taglienti nei confronti della dittatura.

Interessante il suo rapporto con la religione. Dichiaratosi ateo da sempre e per sempre, ha dedicato alla cristianità due delle sue opere più celebri:

  • Caino
  • Il Vangelo secondo Gesù Cristo

Ovviamente è stato criticato dalla Chiesa per aver dipinto un Dio crudele, vendicativo e spietato ben lontano dall’idea cristiana di padre misericordioso ed è stato tacciato di blasfemia per Il Vangelo secondo Gesù Cristo.

Riceve la sua lettera viola nel 2010 e ci lascia il 18 giugno a Tías. Per chi volesse andare a trovarlo, riposa all’ombra di un Ulivo davanti alla Fondazione José Saramago a Lisbona.

Cólto in Castagna: la mia copertina

In questa copertina ho scelto di rappresentare gli strumenti di lavoro di questa morte sui generis descritta da Saramago. La falce, infatti, giace ormai dimenticata appesa al muro per lasciare spazio a carta e penna.

Cosa troviamo sul tavolo in casa della morte? Semplice, la famigerata busta viola, un penna che spilla inchiostro (ricordiamo che il mietitore si adatta alle abitudini degli umani, ma umano non lo è affatto!) su una lettera con tanto di carta intestata, il calamaio e un orologio da taschino fermo alla mezzanotte.

Come la Cenerentola del destino, la morte decide di andare in vacanza allo scoccare dei dodici rintocchi all’ultimo giorno dell’anno. Mi piace pensare che il suo orologio da allora si sia fermato.



Frasi e citazioni da Le intermittenze della morte

Così è la vita, con una mano dà finché arriva il giorno in cui toglie tutto con l’altra.


In che momento muore il baco da seta dopo essersi chiuso nel suo bozzolo e avere sprangato la porta, com’è possibile che la vita di una sia nata dalla morte dell’altra, la vita della farfalla dalla morte della crisalide, e che siano la stessa cosa in maniera differente, oppure il baco da seta non è morto perché è vivo nella farfalla.


Se avessi mandato te, con quel tuo gusto per i metodi sbrigativi, la questione sarebbe già risolta, ma le cose sono cambiate molto negli ultimi tempi, bisogna ammodernare i mezzi e i sistemi, mettersi al pari delle nuove tecnologie, utilizzare per esempio la posta elettronica, ho sentito dire che è la cosa più igienica, non lascia sbaffi e non macchia le dita, e inoltre è un mezzo rapido, nel preciso istante in cui si apre outlook express della microsoft è già lì, l’inconveniente sarebbe che dovrei utilizzare due archivi separati, l’archivio di quelli che usano il computer e quello di coloro che non lo usano, comunque abbiamo tempo per decidere, continuano a uscire sempre nuovi modelli, nuove configurazioni, tecnologie sempre più perfezionate, forse un giorno mi deciderò a provare, e intanto continuerò a scrivere con penna, carta e inchiostro, ha il fascino della tradizione, e in questa faccenda del morire la tradizione ha un suo bel peso. La morte fissò la busta di colore viola, fece un gesto con la mano destra e la carta sparì.

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Pubblicato da Giulia Castagna

Giulia, content manager e writer, lettrice dall'età dei primi dada e baba.