La mia vita carnale – Giordano Bruno Guerri

la mia vita carnale - Giordano Bruno Guerri

Dite addio a fellatio, costole asportate, anatre torturate nei peggio modi e tante altre leggende metropolitane. Preparatevi a varcare la soglia del Vittoriale per conoscere vizi e virtù del Vate.
Parliamo de La mia vita carnale di Giordano Bruno Guerri.

Indice

Il protagonista: Gabriele D’Annunzio

L’abbiamo studiato un po’ tutti a scuola, ne conosciamo le stranezze e un paio di opere: La pioggia nel pineto – per quanto riguarda le poesie – e Il piacere, che appartiene alla prosa. Di chi stiamo parlando? Ovviamente di Gabriele D’Annunzio!

Dal momento che è il perno attorno a cui ruota tutta l’analisi di questo saggio, è doveroso dare qualche cenno storico sulla sua vita giusto per inquadrare il personaggio e rinfrescare le reminiscenze di lezioni ormai lontane.

D’Annunzio nasce a Pescara nel 1863. L’abbiamo chiamato Vate, Comandante, Superuomo, Esteta, Poeta decadente, Principe di Montenevoso… sono necessari tanti nomi e appellativi per inquadrare una figura tanto eclettica quanto controversa.

Il Vate non è noto solamente per la sua arte letteraria, sappiamo infatti che prese parte a diverse imprese: partecipò alla Prima Guerra Mondiale guadagnandosi persino la medaglia d’oro al valor militare e, in seguito, andò alla conquista di Fiume (episodio rimasto impresso nella storia tanto che, ancora oggi, è uno dei più noti anche tra i giovanissimi).

A lui si devono tantissimi vocaboli di uso comune: si va dallo scudetto, passando per le regate, fino ad arrivare alla Rinascente (risorta come araba fenice dalle fiamme di un incendio).

Tra le sue opere più famose, ricordiamo sicuramente Il piacere, romanzo che porta il mito del dandy in Italia sulla scia di Oscar Wilde e che condannerà tutti gli studenti dal XX secolo in poi. Non solo opere in prosa sono quelle che caratterizzano la sua produzione, abbiamo anche poesie e piéce teatrali come Francesca da Rimini scritta per e portata in scena dalla celeberrima Eleonora Duse.

Dal suo ritiro a Gardone Riviera, Gabriele si dedica interamente a studio, arte, donne e vizi fino alla sua morte (1938). E sono questi ultimi due, in particolare, i temi trattati ne La mia vita carnale di Giordano Bruno Guerri.

La recensione: La mia vita carnale

Genio et voluptati. Questo è ciò che troviamo scritto sull’architrave della Stanza della Leda: la camera da letto del Vate nel Vittoriale. Ed è proprio questo dittico che ci accoglie e ci segue per tutta la lettura del saggio di Guerri ed infondo è un po’ di sensualità ciò che si aspetta da un titolo come La mia vita carnale.

Attorno a D’Annunzio e alla sua sessualità sono nati davvero tanti miti – il più famoso è sicuramente quello dell’operazione per la rimozione di costole che gli permettesse di soddisfarsi in autonomia – ma l’autore in questo caso ci sta invitando a conoscere l’uomo, non la leggenda.

Ed è così che conosciamo Gabriele e le sue tante concubine appartenenti a tutti i ceti: basti pensare al divario sociale tra Luisa Baccara – amante del Vate, celebre pianista e compagna al Vittoriale fino al 1938- ed Aèlis (soprannome di Amélie Mazoyer), la sua cameriera e compagna d’intimità di fiducia (o di ripiego nel caso in cui le donne che desiderava gli avessero dato picche!).

Tante sono le donne che passano dalla Leda, altrettante sono quelle che lasciano il Vate (e il suo Principino) a bocca asciutta (una su tutte, la pittrice Tamara de Lempicka). Ma La mia vita carnale non è solo sensualità: molte altre sono infatti le passioni di Gabriele D’Annunzio.

La prima, dopo le donne, è sicuramente la droga: non si sa come di preciso il Comandante si sia avvicinato alla cocaina, certo è che si trasformò in una vera e propria dipendenza. Insieme alla droga, all’interno del saggio si parla anche della sua passione per il gioco del lotto, per gli oggetti di culto, per le macchine e i vestiti… che lo fecero indebitare fino al collo.

La mia vita carnale è un interessante spaccato che ci offre l’uomo D’Annunzio in tutta la sua complessità privandolo dell’aura mitologica di cui è stato rivestito in questi decenni. La scrittura è asciutta, veloce, ironica, a tratti tagliente, mai volgare. Molto bella la parentesi fotografica in carta lucida al centro che ci permette di dare un volto alle tante donne di cui si parla all’interno di queste pagine (230 circa). Un libro adatto ad appassionati ma anche a neofiti sia della saggistica sia della storia della letteratura italiana.

Di seguito, vi lascio alcune foto che ho scattato al Vittoriale durante la mia ultima visita. All’interno della casa (Prioria) non è possibile scattare foto, tuttavia grazie al progetto di Google Arts & Culture è possibile compiere un tour virtuale.

L’autore: Giordano Bruno Guerri

Giordano Bruno Guerri è uno storico italiano nato in provincia di Siena nel 1950. Nella sua carriera si è occupato principalmente del ventennio fascista in Italia: tra le sue opere troviamo infatti saggi dedicati a figure come Galeazzo Ciano e Italo Balbo. Se c’è, però, un personaggio profondamente legato alla persona, quello è certamente Gabriele D’Annunzio: dal 2008, infatti, è il Presidente della Fondazione del Vittoriale degli Italiani. Il Vittoriale non è altro che la grande tenuta che ha scrutato i segreti del Vate sulle colline di Gardone Riviera (Bs) a cui Guerri ha ridato nuova vita grazie alle sue notevoli abilità di curatore.

La vicinanza al Vate e il vastissimo archivio letterario-epistolare presente all’interno del Vittoriale hanno permesso al saggista di produrre moltissimi volumi dedicati al genio dannunziano. Tra i titoli, ne citiamo alcuni:

Il cattivo poeta

Nel 2021, Giordano Bruno Guerri ha curato il progetto legato al film “Il cattivo poeta” di Gianluca Jodice che narra gli ultimi anni della vita tormentata di Gabriele D’Annunzio (interpretato da Sergio Castellitto). Anni che trascorse proprio al Vittoriale di Gardone Riviera in cui il film è stato girato in larga parte.

Di seguito il trailer del film.

Il cattivo poeta, film di Gianluca Jodice con Sergio Castellitto girato al Vittoriale degli Italiani.

Cólto in Castagna: la mia copertina

Quando sono stata al Vittoriale e ho visitato la Prioria (così si chiamava la casa dove D’Annunzio viveva all’interno del complesso del Vittoriale) sono rimasta senza parole. Da bravo esteta, il Vate amava circondarsi di oggetti belli, esotici, rari e costosi ed era un accumulatore seriale: basti pensare che solo all’interno del celebre Bagno Blu è possibile contare circa 900 ornamenti diversi tra mezzibusti, maschere, suppellettili, ceramiche, quadri e molto altro ancora.

Nell’osservare cotanta opulenza, non ho potuto far altro che lasciarmi prendere dall’horror vacui e sprofondare nel Barocco: da qui nasce la mia copertina per La mia vita carnale. Uno sfondo gradiente con cromie che spaziano dal nero più intenso al bordeaux e all’oro con un intricato pattern che riempie lo spazio limitando il vuoto. Al centro la silhouette di D’Annunzio: un busto nero e grigio con pochi dettagli in oro: i capelli, l’iconico baffo e il colletto rigido della camicia, un indumento decisamente à la page per quell’epoca.

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Pubblicato da Giulia Castagna

Giulia, content manager e writer, lettrice dall'età dei primi dada e baba.