Pizzeria Kamikaze: l’assurdità nella (o della?) morte

pizzeria kamikaze recensione

Penso che al mio funerale lei abbia pianto, non vorrei vantarmene ma ne sono quasi certo. A volte riesco proprio a immaginarla mentre racconta di me, della mia morte, a qualcuno a cui si sente vicina.
Pizzeria Kamikaze

Pizzeria Kamikaze è una raccolta di nove racconti scritti da Etgar Keret. La prima comparsa di queste narrazioni risale al 1998, anno in cui fu pubblicato Kneller’s Happy Campers che, dal 2006, diventerà la novella più lunga di Pizzeria Kamikaze. Noi lo leggiamo nell’edizione Feltrinelli (2018) con la traduzione di Alessandra Shomroni.

Indice

Che cos’è Pizzeria Kamikaze?

Generalmente, il primo punto in elenco dei miei articoli è la trama. Quando però ti trovi di fronte a una raccolta di nove racconti è ben difficile tirare le somme. Allora apriamo le danze con un breve accenno a che cos’è Pizzeria Kamikaze? Perché si chiama così?

Il titolo della raccolta scaturisce da Il centro vacanze Kneller, la novella più lunga del libro. Il protagonista di questo racconto è Haim, morto suicida e che due giorni dopo la sua dipartita si ritrova a lavorare come cameriere a Pizzeria Kamikaze (un locale che pare faccia parte di una catena).

La verità è che non vedremo Haim lavorare lì dentro nemmeno un giorno, questo perché da lì a breve inizierà la sua avventura.

A proposito di questa novella, vale la pena segnalare che Kneller’s Happy Campers ha dato origine prima a un graphic novel – Pizzeria Kamikaze – e a un film del 2006 dal titolo Wristcutters: A Love Story.

Wristcutters – Trailer italiano

Racconti belli… da morire? La recensione di Pizzeria Kamikaze

Partiamo con il dire che i nove racconti contenuti in Pizzeria Kamikaze sono collegati da un unico filo conduttore: la morte.

Le narrazioni procedono spedite una dopo l’altra. L’autore – come nuovo Picasso – dipinge davanti agli occhi del lettore dei quadri decisamente cubisti: ci si trova di fronte a una realtà completamente fuori dagli schemi, assurda e sovrannaturale.

Lo capiamo fin dalle primissime pagine ad esempio nel racconto Tubi troviamo il protagonista che costruisce tubature speciali che fanno scomparire magicamente gli oggetti che vi passano attraverso. O ancora in Colla pazza dove Keret descrive una colla talmente forte da attaccare le persone al soffitto.

I primi racconti sono delle istantanee, dei flash di fantasia che ci afferrano per poche righe per poi lasciarci andare verso la narrazione successiva. Per poter dare questo tipo di sensazione, l’autore utilizza uno stile molto asciutto, decisamente essenziale e senza troppi fronzoli.

Asma, Colla Pazza e Tubi si caricano di energia in una climax ascendente per arrivare a Il centro vacanze Kneller. Questo racconto lungo è la vera perla di Pizzeria Kamikaze.

Brevemente la trama: Haim, suicida, si ritrova nell’aldilà riservato a chi si è dato la morte da solo. Dopo qualche tempo dal suo arrivo, scopre che anche la sua amata si è suicidata e decide di partire con il suo migliore amico Ari per andare a cercarla.

In questo racconto troviamo diversi riferimenti culturali. Vale sicuramente la pena citare i seguenti:

  • Kurt: chiaro riferimento a Kurt Cobain, leader dei Nirvana. Mi ha fatto sorridere il passaggio in cui si racconta che il cantante viene mal sopportato dalle altre anime… specialmente quando insiste per mettere su la sua musica;
  • “La storia deprimente di un malato di tisi che va a morire da qualche parte in Italia”: con queste parole, Keret inserisce un lampante riferimento a Morte a Venezia di Thomas Mann (che, già che ci siamo, ti consiglio di leggere).

Molto interessante è la costruzione di questo aldilà per suicidi in cui le anime portano su di sé i segni della morte (tagli, cicatrici, parti del corpo malconce o attaccate male…) tanto che hanno un termine per identificare chi non ha segni visibili del suo suicidio perché morto per overdose o veleno: dandino.

Il centro vacanze Kneller è costruito su capitoli tutti introdotti da un breve riassunto di qualche parola che anticipa cosa accadrà (una specie di spoiler regolamentato dall’autore stesso).

Tralasciando il racconto principale – che ormai avrai capito essere anche il migliore – le altre novelle risultano un po’ sciape e un po’ troppo assurde. Se non fosse stato per Il centro vacanze Kneller, il mio gradimento sarebbe stato molto più basso.

Pizzeria Kamikaze è una buona lettura se si è in cerca di un qualcosa di leggero, magari per intervallare letture di mattoni giganti. Sicuramente vale la pena leggere la novella principale; per quanto riguarda gli altri racconti, per quanto mi riguarda, se ne può fare tranquillamente a meno.

⭐⭐⭐

Pizzeria Kamikaze Recensione -Etgar Keret wordcloud
Pizzeria Kamikaze – Wordcloud

L’autore: Etgar Keret

Etgar Keret nasce a Ramat Gan (Tel Aviv) nel 1967.

Si tratta molto probabilmente dell’autore israeliano più noto al mondo: i suoi libri e le raccolte di racconti sono stati tradotti dall’ebraico in circa 45 lingue.

Tra le tante collaborazioni, spiccano il quotidiano francese Le Monde, il New York Times e The Guardian.

La sua carriera è costellata principalmente di racconti (di tutte le lunghezze) anche se, oltre al mestiere di scrittore, Etgar Keret è anche attore, sceneggiatore e professore all’Università Ben Gurion del Negev e all’Università di Tel Aviv.

Nel 2010, ha ricevuto il cavalierato dell’Ordre des Arts et des Lettres di Francia.

Cólto in Castagna: la mia copertina

Avrei potuto dare la mia versione de Il centro vacanze Kneller, ma ci hanno già fatto un graphic novel, un film ed è il racconto più apprezzato. Troppo facile!

Per questa copertina ho deciso di rappresentare Colla pazza con la sua protagonista appesa al soffitto in un’atmosfera un po’ cupa in cui l’unica fonte di luce è un vecchio lampadario. Così le se ne sta come sugli alberi d’autunno le foglie sospese tra la vita e la morte, a un passo dalla loro caduta.

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Pubblicato da Giulia Castagna

Giulia, content manager e writer, lettrice dall'età dei primi dada e baba.