Pomodori verdi fritti: uno spaccato su un’America (non tanto) perduta

pomodori verdi fritti

A volte mi domando che cosa usi la gente al posto del cervello. Pensa a quei ragazzi: hanno paura di sedersi a mangiare vicino a un negro, ma divorano le uova che escono dal culo delle galline.
Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop

Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop (titolo originale: Fried Green Tomatoes at the Whistle Stop Cafe) è un romanzo scritto da Fannie Flagg nel 1987. Esce per la prima volta in Italia nel 1992 a cura di Rizzoli editore. Da allora, milioni di italiani lo hanno letto nella traduzione di Olivia Crosio.

Nel 1991 è diventato un film dal titolo Pomodori verdi fritti alla fermata del treno diretto da Jon Avnet con Mary Stuart Masterson, Kathy Bates e Mary-Louise Parker.

Indice

Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop: la trama

La storia si apre con l’annuncio dell’apertura di un nuovo locale a Whistle Stop.

12 giugno 1929
Il Caffè di Whistle Stop ha aperto la settimana scorsa, proprio di fianco a me alla posta, e le proprietarie, Idgie Threadgoode e Ruth Jamison, affermano che fin dal primo giorno gli affari sono andati a gonfie vele.

Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop

Dopo questo primo annuncio i lettori vengono catapultati a Birmingham – in Alabama – alla casa di riposo Rose Terrace. Qui una donna – Evelyn Couch – va con il marito a trovare l’odiata suocera. Durante la permanenza in casa di riposo fa la conoscenza della signora Threadgoode, un’arzilla vecchietta chiacchierona che, chiusa tra le mura, inizia a raccontarle la vita e le vicende di Whistle Stop, del caffè e delle persone che vi ruotavano attorno.

Tra flashback e flashforward, ci si addentra nella storia dell’Alabama degli anni ’20 del Novecento tra humor tagliente, razzismo, discriminazione, Ku Klux Klan, condizione femminile e un omicidio. Il cammino sulle orme del caffè di Whistle Stop corrisponde anche a un percorso di rinascita di Evelyn che riscopre se stessa, il proprio valore e la joie de vivre.

Pomodori verdi fritti alla fermata del treno – Scena iniziale

I colori di un’America che fu (e che ancora è): la recensione

Pensando alla recensione di Pomodori verdi fritti mi sono ritrovata a dover fare ordine mentale: questo libro è pregno, impegnativo e leggero allo stesso tempo. Ma, come si è soliti fare, iniziamo dal principio.

Il razzismo e il profondo sud degli Stati Uniti

Con un romanzo ambientato in Alabama nel 1929 è chiaro che non poteva mancare il tema del razzismo, in particolare la discriminazione nei confronti delle persone nere. Questo si traduce in un linguaggio forte – l’utilizzo della N-word è molto ampio lungo tutto il libro – e una forma mentis che pervade la maggior parte delle persone.

Tra le pagine di Pomodori verdi fritti si attraversano anche alcune delle pagine più tristi della storia contemporanea: la divisione dei luoghi per bianchi e per neri, la condizione di schiavitù, i movimenti di odio e violenza (sì, compare anche il KKK) e il vivere nella paura da parte di chi riceve questi soprusi.

La cosa interessante è che non solo emergono i grandi moti d’odio, ma troviamo anche strascichi di razzismo anche in persone che, in realtà, hanno dato supporto alla comunità black.

La condizione femminile: ben lontane dall’emancipazione

A volte, quando penso ai problemi degli altri, mi accorgo di quanto sono stata fortunata a incontrare Cleo. Non avrei potuto sperare in un marito migliore. Non guardava le altre donne, non beveva ed era simpatico.

Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop

Le donne sono proprietà degli uomini negli anni ’30. I mariti picchiano, possiedono, controllano, non concedono, violentano (anche non la “propria” donna). Il caso emblematico attorno a cui gira il romanzo è proprio l’omicidio di uno di questi uomini – Frank Bennet – che si scoprirà ben presto essere l’ex marito di Ruth, una delle proprietarie del caffè di Whistle Stop.

La donna non è emancipata, spesso non ha istruzione e molto raramente ha indipendenza economica. Le donne vivono e lavorano in funzione del marito e dei figli.

Così Ruth viveva nella colpa e subiva i maltrattamenti e gli insulti perché pensava di meritarli.

A distanza di quasi 50 anni dagli eventi di Whistle Stop, le stesse dinamiche – in parte ridimensionate – le troviamo in Evelyn Couch: casalinga in menopausa, messa da parte dal marito, che affoga i dispiaceri nel cibo e che ha messo i propri sogni chiusi a chiave nel cassetto da tempo ormai.

Tanti sono ancora i pregiudizi e i giudizi della società degli anni 80 (quasi 90) sulle donne, grande ancora è la condizione di inferiorità con cui venivano trattate e il modo in cui venivano considerate.

Perché quando gli uomini volevano umiliare gli altri uomini, li chiamavano donnicciole? Come se fosse la cosa peggiore del mondo. Che cosa abbiamo fatto per essere considerate in questo modo? Per essere chiamate vacche? […] Tutti avevano un gruppo che protestava per loro e li difendeva. Solo le donne venivano ancora mortificate dagli uomini. Perché?

Pomodori verdi fritti

La tematica LGBT: una narrazione delicata

Quando ho acquistato questo romanzo, ho notato che si trovava nella sezione romanzi LGBT. La narrazione della relazione tra Idgie e Ruth è delicata e discreta.

La potenza di questa storia nasce più dal non detto che da quanto viene scritto da Fannie Flagg, ecco perché risulta così forte. Quasi l’autrice non volesse scavare troppo nell’intimità di una relazione così profonda.

Le protagoniste vivono su di loro il dissidio, l’idea che vivere la propria relazione sia sbagliato, un peccato agli occhi di Dio.

Certe volte, da sola di notte o in mezzo alla gente, e sempre nei momenti più impensati, le veniva in mente Idgie e il desiderio di vederla era talmente forte da toglierle il fiato. Quando questo accadeva, Ruth si rivolgeva a Dio chiedendogli di cancellarle quel pensiero dalla mente. […] Di sicuro Lui l’avrebbe aiutata, di sicuro i sentimenti che provava per Idgie si sarebbero attenuati con il tempo… con il Suo aiuto avrebbe chiuso per sempre quel capitolo della sua vita.

Il romanzo esce negli anni 80, siamo in un periodo in cui l’omosessualità è un taboo ed è ancora inclusa tra le malattie mentali (sarà eliminata dall’elenco solo nel 1990), l’AIDS si sta spargendo a macchia d’olio e viene visto come esclusivo appannaggio delle relazioni omoerotiche.

Parlare di relazioni omosessuali in un modo così naturale e semplice è davvero rivoluzionario per il contesto storico in cui questo libro è stato pubblicato. Una vera svolta per la comunità LGBT che inizia a vedersi qui rappresentata senza stereotipi.

Un romanzo polifonico

Siamo alle battute finali per quello che riguarda la recensione di Pomodori verdi fritti di Fannie Flagg. Dopo aver passato brevemente in rassegna i temi principali, parliamo delle modalità narrative. Già perché sono tanti i narratori di questa storia: dal gazzettino di Dot Weems alle parole dell’anziana Ninny passando per la mente di Evelyn.

Nonostante l’importanza e la grandezza delle tematiche toccate, l’intero romanzo è pervaso da uno humor scarcastico e asciutto che rende la lettura estremamente leggera. Trasmette alla perfezione il senso di amara nostalgia della gioventù, dei momenti felici e la mancanza delle persone che abbiamo amato.

Pomodori verdi fritti è un romanzo da leggere perché regala tanto e fa riflettere pur tenendo un tono allegro e gioviale su un mondo che fu, un’America che fu e che, in parte, ancora è.

Voto: ⭐⭐⭐⭐ 1/2 (su 5)

L’autrice: Fannie Flagg

Fannie Flagg – all’anagrafe Patricia Neal – nasce a Birmingham (Alabama) nel 1944. Spinta dal padre, Fannie si appassiona fin dalla giovane età a scrittura e arti performative tanto che studia anche recitazione e inizia la propria carriera professionale come attrice.

Come passatempo, inizia a scrivere brevi scenette per il nightclub newyorkese Upstairs at the Downstairs dove viene notata e reclutata dagli sceneggiatori di Candid Camera.

Questo è il primo passo nella carriera di scrittrice della Flagg.

Ma, a proposito, perché usare un alias? Avendo iniziato la propria carriera come attrice, Patricia si ritrova un’omonima nel registro degli attori (una sorta di Ordine). Per evitare confusione, decide di crearsi una nuova identità e sceglie come nome “Fannie” dietro suggerimento del nonno e “Flagg” dietro consiglio di un amico.

Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop - Copertina recensione
Pomodori verdi fritti – Copertina

Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop è il romanzo che la consacra definitivamente come scrittrice. Si tratta di un enorme successo editoriale elogiato anche da autrici del calibro di Harper Lee (autrice de Il buio oltre la siepe).

Alcuni altri lavori della produzione di Fannie Flagg:

  • Hamburger e miracoli sulle rive di Shell beach (Daisy Fay and the Miracle Man, 1993)
  • Torta al caramello in Paradiso (Can’t Wait to Get to Heaven, 2007)
  • Ritorno a Whistle Stop (The Wonder Boy of Whistle Stop, 2021)

Pubblicato da Giulia Castagna

Giulia, content manager e writer, lettrice dall'età dei primi dada e baba.