La vera storia del pirata Long John Silver: un inno alla libertà

La vera storia del pirata Long john Silver - Recensione

Se tanta gente muore prima di aver imparato a vivere, è perché vive come se non dovesse mai morire.
La vera storia del pirata Long John Silver

La vera storia del pirata Long John Silver (titolo originale Long John Silver – Den äventyrliga och sannfärdiga berättelsen om mitt liv och leverne som lyckoriddare och mänsklighetens fiende – La storia avventurosa e veritiera della mia vita di soldato di ventura e nemico dell’umanità) è un romanzo scritto da Björn Larsson, pubblicato per la prima volta nel 1995.

Oggi lo leggiamo nell’edizione Iperborea 1998 con la traduzione italiana a cura di Katia De Marco.

Indice

  • La trama
  • Recensione di La vera storia del pirata Long John Silver
  • L’autore: Björn Larsson
  • Frasi da La vera storia del pirata Long John Silver

La trama

Il pirata del celebre romanzo L’isola del tesoro di Stevenson è qui protagonista e narratore della sua vita. La narrazione di John Silver – Long verrà attribuito successivamente come appellativo – parte dall’ultima parte del suo percorso di vita come pirata.

Da lì, un lungo flashback in cui riparte dalla sua infanzia e ripercorre le sue avventure di una vita – tra gioie, dolori, battibecchi pirateschi e momenti di caustica ilarità – fino all’età della vecchiaia.

Recensione di La vera storia del pirata Long John Silver

Il romanzo si presenta fin da subito come una raccolta di memorie di John Silver: siamo nel 1742, il pirata ormai vecchio apre la storia con una brevissima riflessione sulla sua vecchiaia e vaga con la mente fino al giorno in cui perse la gamba.

Così inizia la storia di un personaggio tanto scritto bene da sembrare vivo, realmente esistito. John Silver è un antieroe perfetto, non lo stereotipo di pirata gentiluomo alla capitan Harlock, né quello con sete di donne, ricchezza o gloria.

A John Silver non interessa niente di tutto questo. Lui ha come unico obiettivo vivere una vita da uomo libero.

Quello che voglio è essere padrone del mio destino, non di quello degli altri.

Long john silver

John Silver si allontana così da tutti i cliché della pirateria a cui ci siamo abituati, ribalta e piega le regole del gioco a ogni pagina del libro, è in grado di stupire con il suo comportamento specie considerato il contesto storico in cui il personaggio viene inserito (ricordiamolo: 1700).

John Silver è allo stesso tempo un essere spregevole ed encomiabile. Ha dei tratti dell’Ulisse che ha elaborato l’inganno del cavallo (o della nave… l’importante è capirsi), è astuto ma spesso pecca di ingenuità. Insomma, è una figura tonda, viva, con un cuore pulsante.

Così come risulta realistico il personaggio, anche la descrizione della vita di mare e piratesca non è da meno. Larsson – in prima battuta appassionato di navigazione – dipinge un ritratto fedele delle avventure marinaresche dei pirati spesso ridotte a donne e rum (che comunque, compaiono anche qui. Solo di meno).

Tra parentesi, grazie a questo libro ho scoperto l’etimologia della parola Bucaniere. Ti lascerò l’onore di leggere il libro e scoprirlo da te.

Molto ben disegnato anche il contesto storico della vicenda. Interessante l’apparizione di Daniel Defoe non casuale: una delle sue opere, infatti, fu proprio Storia dei pirati (A General History of the Pirates, 1724). Nel testo si intrecciano dunque realtà e finzione, personaggi veri e inventati; il tutto si mescola con tale naturalezza che è difficile fare una distinzione.

Il romanzo scorre velocemente, la narrazione degli eventi è rapida, scattante e molto dinamica. La scrittura è scanzonata, ricca di termini tipici della vita piratesca o di bordo che rendono il tutto più avvincente.

Citando la nota dell’editore Iperborea:

Ci ritroviamo adulti a leggere una storia di pirati con lo stesso gusto dell’infanzia, riscoprendo quella capacità di sognare che ci davano i porti affollati di vascelli, le taverne fumose, i tesori, gli arrembaggi, le tempeste improvvise e le insidie delle bonacce, come anche il semplice incanto del mare e la sfida libertaria di ribelli contro il cinismo dei potenti.

Iperborea

Ho apprezzato tantissimo questo libro sia per la storia sia per la costruzione dell’uomo John Silver. Lo consiglio a chiunque sia in cerca di un libro avventuroso ma non alla Indiana Jones e nemmeno in stile Goonies. Un’avventura vera, audace: una vita vissuta fino all’ultimo respiro in nome della libertà.

Voto: 🌕🌕🌕🌕🌕

L’autore: Björn Larsson

Björn Larsson nasce a Jönköping (provincia dello Småland, Svezia) nel 1953. Nonostante la morte del padre in un naufragio, decide di prendere il mare e imbarcarsi verso gli Stati Uniti.

Al suo rientro conclude gli studi e inizia la sua carriera come scrittore e articolista per testate locali di Jönköping.

La passione per il mare non cessa di far parte della sua vita: sposa una biologa marina e nel 1986 decide di trasferirsi per vivere su una barca. Da qui la sua attività di scrittore di romanzi prende ufficialmente il via: il tema ricorrente nelle sue trame non può che essere ovviamente il mare.

Tra i suoi romanzi più noti:

  • Il cerchio celtico (1992)
  • La vera storia di Long John Silver (1995)
  • Il porto dei sogni incrociati (1997)
  • L’occhio del male (1999)
  • La saggezza del mare (2001)

Decide anche di dedicare un seguito alla storia del nostro amato pirata con il romanzo L’ultima avventura del pirata Long John Silver (2013).

L’ultimo romanzo pubblicato attualmente è Nel nome del figlio (2021).

Frasi da La vera storia del pirata Long John Silver

Ma non dimenticate anche questa di pura e sacrosanta verità: che chi era compagno di John Silver e l’ha tradito una volta, una seconda volta non l’ha avuta nello stesso mondo del vecchio John.


Se c’è qualcosa che dà un senso alla vita, è senz’altro il fatto di non essere soggetto ad alcuna legge, di non avere mani e piedi legati. E non importa il tipo di fune o chi ha stretto il nodo. È la corda stessa il male.


Ci sono solo due vie, per chi vuole vivere da essere umano con qualche senso finché non muore. Una è mantenere la rotta. L’altra è farsi impiccare.


Ma una cosa almeno l’ho capita. C’è della gente che neanche sa di vivere. E’ come se non si rendesse neppure conto che esiste. Forse è proprio qui la differenza. Io ho sempre avuto cara la pelle attaccata a quel poco che mi rimaneva del corpo. Meglio condannati a morte che impiccati con le proprie mani, dico io, se proprio si è costretti a scegliere. Niente di peggio dei nodi scorsoi, a mia conoscenza.


Avevo pensato che mi avrebbe mantenuto sano di mente, finché la morte non venisse a separarmi. Una vera sciocchezza, perché se c’è una cosa da cui ci si deve tenere lontani, se si vuole restare sani di mente, è proprio la scrittura.


Avevo un cappio intorno al collo, ma le spalle le ho sempre avute libere.

Pubblicato da Giulia Castagna

Giulia, content manager e writer, lettrice dall'età dei primi dada e baba.