Recensione di Accabadora: il dono di una vita nuova

recensione accabadora - Michela Murgia

Non dire mai: di quest’acqua io non ne bevo. Potresti trovarti nella tinozza senza manco sapere come ci sei entrata.
Accabadora – Michela Murgia

Accabadora è un romanzo di Michela Murgia pubblicato nel 2009 da Einaudi. Nel 2010 è vincitore del Premio Campiello.

  • Titolo: Accabadora
  • Autore: Michela Murgia
  • Casa editrice: Einaudi
  • Anno di pubblicazione: 2009
  • ISBN: 978-8806221898

Di cosa parla Accabadora di Michela Murgia?

Soreni, Sardegna, anni ’50. Accabadora è la storia di Maria Listru, la quarta e ultima figlia non programmata di una famiglia sarda. La situazione economica in cui verte la madre, fa sì che si arrivi alla decisione di dare Maria come figlia dell’anima (come se fosse figlia adottiva) a Bonaria Urrai, una signora benestante senza marito né figli che di mestiere – almeno alla luce del giorno – fa la sarta.

Quello che Maria non sa – al contrario del resto delle persone del paesino di Soreni – è che Bonaria al calar delle tenebre diventa s’Accabadora, un angelo che ha il compito di portare la dolce morte.

Recensione di Accabadora

Accabadora è un libro strano: ha degli elementi molto belli ed evocativi, altri che mi hanno lasciata assolutamente indifferente (a tratti quasi infastidita). Cerchiamo di fare ordine in questo groviglio e partiamo con la recensione di Accabadora di Michela Murgia.

Ambientazione

La vicenda si svolge prevalentemente a Soreni, un paesino sardo inventato da Murgia. O meglio, diciamo che Soreni è uno pseudonimo per nascondere il vero nome del paese a cui fa riferimento.

La descrizione di Soreni e delle sue consuetudini è molto viva e realistica: il lettore ha quasi l’impressione di vivere in questo posto che, come tutti i paesini, è fatto di voci, invidie e malelingue che corrono veloci come la luce. Un posto che chiami casa ma che, allo stesso tempo, ti sta stretto e in qualche modo non ti appartiene.

Del resto questo è anche un po’ quello che traspare dal personaggio di Maria.

L’altra ambientazione di Accabadora è Torino che, però, viene descritta solo di passaggio. Interessante, però, il punto di vista da cui si parla della città: uno sguardo diverso, nuovo. Quindi molto bello il lavoro di immersione nel personaggio.

Personaggi

A proposito di personaggi: il romanzo è molto breve e, a mio parere, non ha trovato il modo di approfondire le protagoniste come avrei sperato. Se da un lato la storia di Maria si potrebbe definire quasi un romanzo di formazione, sappiamo poco o nulla di Tzia Bonaria. O meglio, quello che sappiamo, non mi è bastato per per saziare la mia curiosità.

Perché è un’accabadora? Da chi ha imparato? Cosa nasconde il suo passato? Perché si prende Maria in casa? Tante sono le domande che mi sono rimaste (alcune non le inserisco perché potrebbero essere spoilerz) e a cui avrei voluto trovare risposta.

Parliamo invece di Maria. Il personaggio ha una naturale evoluzione data dal fatto che seguiamo Maria dall’età dell’infanzia fino all’adolescenza e poi all’età della consapevolezza. La sua maturazione sembra abbastanza lineare per poi subire un blocco nella parentesi torinese.

La parentesi torinese – potenziali SPOILER

Faccio un piccolo excursus su questa parentesi perché comunque occupa una parte abbastanza corposa del romanzo. Ho trovato questa deviazione un po’ inutile: inutile per il personaggio di Maria che, di fatto, non cambia, non evolve; inutile per Bonaria e inutile pure ai fini della storia in generale.

Una parentesi che lascia un po’ straniti, che porta a chiedersi “perché mi stai raccontando questa cosa?”. E a quanto pare è un sentimento comune a molti detrattori di Accabadora.

Lo stile di scrittura e le perle di saggezza

Ovviamente non si può parlare di un libro senza guardare lo stile di scrittura. Murgia ha uno stile molto limpido e lineare. Anche la trama è stata articolata in linea cronologica senza grossi salti temporali e fili da ricollegare: insomma, lo sforzo del lettore per portare a termine il libro è abbastanza basso.

Ogni tanto compaiono dei termini un po’ più aulici alternati al sardo e all’italiano. Fa strano, in effetti, leggere un libro ambientato in un paesino rurale della Sardegna anni 50 e vedere le persone che parlano un italiano corretto lasciandosi ben poco andare verso il dialetto (o meglio, la lingua Sarda). Sarebbe stato più difficile da gestire un libro in sardo? Sì. Sarebbe stato più realistico? Altrettanto sì.

La cosa che mi lascia un po’ più perplessa è la presenza di frasi un po’ Tumblr. C’è un la voglia di lanciare messaggi profondi i quali, però, vengono un po’ buttati lì tipo “tiè, va che bella questa frase”. L’ho trovata una scelta forzata che, al posto di rendere la narrazione più profonda, me l’ha resa più vacua.

In conclusione

Accabadora di Michela Murgia non è un brutto libro ma è un libro a cui manca quel qualcosa in più. Manca profondità, manca tridimensionalità, manca un po’ di approfondimento sui personaggi… diciamo che sembra un bel canovaccio ma manca della ciccia.

A questo si aggiunge un finale decisamente chiamato il che non aiuta.

Voto: 🌕🌕🌕

P.s. Chi è l’accabadora?

Sa femina accabadora è una figura della tradizione sarda. Il suo nome viene dallo spagnolo “acabar” (e poi dal sardo s’acabbu, la fine) che si può tradurre come “portare a termine”, “finire”. L’accabadora, in quest’accezione, diventa la donna che porta la fine, la dolce morte.

Un’eutanasia prima dell’arrivo della Svizzera, un ultimo atto di pietà per una persona in sofferenza. Tacitamente tollerata dalla Chiesta, s’accabadora finiva le persone soffocandole con un cuscino (come viene descritto nel romanzo) oppure con una bastonata in fronte.

L’autrice: Michela Murgia

Michela Murgia nasce a Cabras (Oristano, Sardegna) nel 1972. Prima di dedicarsi al lavoro di scrittrice, trascorre i primi anni della sua carriera come docente di religione.

Il suo romanzo d’esordio è Il mondo deve sapere ma è con Accabadora (2009) che conquista definitivamente il suo pubblico.

Da allora la sua carriera da scrittrice prende definitivamente il via. Tanti sono i titoli (e gli editori) che costellano la sua produzione letteraria tra saggi e narrativa:

  • Ave Mary. E la chiesa inventò la donna (2011)
  • Istruzioni per diventare fascisti (2018)
  • God Save the Queer. Catechismo femminista (2022)

Oltre all’attività come scrittrice, Murgia ha portato avanti numerose battaglie femministe e queer non solo come opinionista apartitica ma anche come attivista politica. Accanto all’opera letteraria, abbiamo anche la realizzazione del podcast Morgana.

Il 5 maggio 2023 dichiara pubblicamente di avere un tumore ai reni allo stadio terminale. Muore solo qualche mese dopo, il 10 agosto 2023, a Roma.

Il suo ultimo lavoro pubblicato è Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi (2023), un racconto semi autobiografico in cui ripercorre la diagnosi della sua malattia e il modo in cui può sconvolgere una vita.

Pubblicato da Giulia Castagna

Giulia, content manager e writer, lettrice dall'età dei primi dada e baba.